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Nozze a Roma nel passato

Il rito del matrimonio nasce proprio con la civiltà romana che gli diede una connotazione sociale molto importante e di indissolubilità tra gli sposi.
In realtà i matrimoni a quel tempo venivano combinati dai genitori, in particolare nelle classi più agiate, e la donna con il matrimonio entrava nel rango di mater familias, anche se si sottometteva alla potestas del marito, rinunciando a quella paterna.
I futuri sposi si conoscevano solo con la festa di fidanzamento, ovvero gli sponsali, in occasione dei quali lo sposo era solito donare del pane alla famiglia di lei. In questa festa avveniva lo scambio delle fedi, ma c'era una distinzione tra l’”anulus pronubus”, l’anello di fidanzamento che simboleggiava la promessa e l'anello “vincolum”, la fede usata per le nozze vere e proprie.
L'età dell'uomo era intorno a i 25 anni mentre la donna doveva essere più giovane, dopo la pubertà o intorno ai vent’anni. La donna non prendeva nemmeno in considerazione il fatto di sposarsi dopo i 30 anni.
Il giorno del matrimonio la sposa si recava a piedi in processione verso la sua nuova casa, dove trovava lo sposo ad aspettarla, essa portava una torcia del suo vecchio focolare e veniva accolta con un’altra torcia e con acqua, un rito che simboleggiava la comunione dei beni di oggi.
Anche l'usanza di prendere in braccio la moglie per entrare in casa deriva dai romani antichi, in quanto se essa entrava e inciampava era di cattivo augurio per la vita coniugale.